Domande e risposte al Maestro

Da un incontro col maestro Boilini allo stesso sono state rivolte svariate domande di cui riportiamo qui di seguito quelle più interessanti.

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D.Capita spesso di osservare tecniche di Aikido eseguite in maniera diversa e ciò addirittura nell’ambito dello stesso Dojo.Perchè accade questo ?

R. l’Aikido è una via che ogni praticante è costretto a seguire se intende comprendere il messagio di O Sensei. Il ” sentiero ” da seguire non ha mai fine per quanto attiene al concetto di fine secondo il nostro modo di approccio razionale al termine. Durante la strada si incontrano dei compagni di viaggio ed altri si ritrovano allorquando si torna in dietro per aiutare coloro che risultano attardati. l’esperienza acquisita nel tratto già percorso consente di poter proseguire oltre e di vedere cose che nella fase iniziale erano state valutate del tutto irrilevanti ed insignificanti. Un maestro insegna ai prorpi allievi quindi in base all’esperienza acuisita e nel contempo impara da altri , attraverso la continua pratica , ulteriori aspetti della disciplina. Questa evoluzione del maestro ben presto lo porterà ad evidenziare momenti tecnici che prima considerava rilevanti e così nuovi e vecchi allievi inizieranno a praticare in modo diverso rispetto a prima. Basti scorrere la vita di O Sensei per rendersi conto di questo fenomeno e gli uchi deschi, successivamente divenuti Shihan , ne sono la conferma. Dire che Ueshiba non fosse sincero o in buona fede nel periodo iniziale del suo insegnamento è sostenere una eresia, tuttavia le tecniche di oggi sono diverse da quelle di un tempo. Ne consegue che ciò sia normale a condizione che il sensei sia in buona fede e cerchi di migliorarsi costantemente. E’ fondamentale sia che ci si senta sempai che sensei accettarsi per ciò che si è e ricercare il proprio miglioramento senza fretta , lasciando da parte cinture e potere. Solo se si è sinceri con se stessi, umili, pazienti e coerenti si potrà salire sul tappeto lasciando che allievi e sensei possano vederti nella giusta dimensione. Solo allora il vero praticante diAikido onorerà O Sensei e solo csoì facendo rispetterà appieno il messaggio che la disciplina vuole diffondere.

D. Secondo lei esistono delle chiavi di lettura di questa affascinante e misteriosa disciplina ?

R. Si. Alcune riguardano l’aspetto mentale ed altre quello fisico. Per poter praticare bene l’Aikido occorrono da subito 3 precise direttive: usare il cervello per capire i movimenti e correggere di volta in volta il proprio atteggiamento mentale, avere un cuore immenso e respirare con l’addome.

D. Cosa intende quando afferma di usare il cervello ?

R. Un esempio potrà far comprendere il vero significato. Allorquando si esegue una tecnica, che è forma ovvero kata , si devono osservare diversi precetti: inspirare ed espirare nel momento giusto, spostarsi con una certa parte del corpo e poi con l’altra con senso di continuità, tenere basso il baricentro,dosare il peso del proprio corpo, rimanere stabili sia in fase statica che dinamica, considerare il proprio corpo come l’acqua, essere yin , yang e di nuovo yin e così via. La semplicità con cui il sensei mostra una singola tecnica nasconde la complessità di ogni singolo movimento che si evidenzia solo quando ci si appresta ad imitare i gesti appena visti. Spesso accade che un sensei faccia vedere tante volte una medesima tecnica eppure non tutti riescono ad eseguirla così come è stata mostrata. La lucidità mentale è importantissima, perchè ci consente di superare le molteplici difficoltà. E’ bene avere un atteggiamento mentale a delta e non ad estuario, così dapoter essere elastici ed attingere quante più particolari e variabili possibili. E’ quindi necessario capire bene ciò che si è visto in modo da poter trasmettere un messaggio ben preciso al proprio corpo che, ovviamente, avrà bisogno di tempo per poter assimilare. Durante questo processo passa del tempo ma è importante tenere a mente che il concetto di tempo ovviamente non è quello che noi occidentali pensiamo che sia è la comprensione di questa prima difficoltà può farci meglio comprendere come una persona che pratichi da diversi anni non abbia in realtà fatto miglioramenti visibili ad occhio nudo. Il concetto di tempo è dato dalla somma dell’attenzione che noi prestiamo nel guardare e di quella che usiamo nel praticare.

D. Perchè l’aikidoka deve praticare col cuore ?

R. Le tecniche di Aikido non sono un mezzo per dare la morte, nonostante la ricerca dell’efficacia non debba essere mai trascurata, ma bensì lo strumento per aiutare il prossimo nella conoscenza di se stesso. Per aiutare gli altri occorrono sia la fermezza che la dolcezza ed il cuore, ovvero la generosità, necessità per entrambi gli atteggiamenti. Usare violenza fine a se stessa non genera comprensione, ma alimenta a sua volta altra violenza. Usare invece il cuore spinge gli altri ad imparare ad usare il proprio e quindi determina le basi per una corretta comprensione. Il giusto allenamento, basato sul concetto del dualismo, pone la propria mente in una condizione di calma, libera da irrigidimenti, tensioni e zone di nebbia. Usare cuore, altresì, aiuta ad avere pazienza con se stessi e ciò a sua volta consente di averne con gli altri.

D. Perchè puntualizza di respirare con l’addome e non più semplicemente di respirare ?

R. La corretta respirazione addominale produce notevoli benefici sia psichici che fisici. Sotto un profilo psichico libera da tensioni e ci aiuta a vedere più chiaramente il mondo che ci circonda, placare le tensioni e distaccarsi dagli eventi. Sotto un profilo fisico elimina la rigidità e consente al nostro corpo di sfruttare al massimo la condizione liquida presente nella misira del 70% circa. Attraverso la respirazione addominale è possibile trovare il giusto equilibrio tra mente e corpo, e poter passare molto rapidamente da una condizione yang ( dura ) ad una yin ( morbida ) allo stesso modo di come l’acqua di un ruscello scorre nel suo alveo durante i cambiamenti climatici.

D. Quindi se ho ben capito la postura diventa elemento inziale e finale di tutte le tecniche di Aikido ?

R. Esattamente . Attraverso la posizione posturale di un aikidoka si può osservare quanto intenso e profondo sia stato il suo allenamento e quanto uso faccia in realtà della respirazione addominale. Spesso capita di osservare sempai e sensei in grado di eseguire molteplici tecniche eppure senza destarci particolari sensazioni , anzi in grado di deviare per contro la nostra attenzione altrove. Diversamente capita di vedere sensei eseguire movimenti semplicissimi eppure così intensi da impressionare la nostra immagianazione ed attrarre la nostra attenzione al punto tale da estraniarci da tutto ciò che ci circonda. In quell’istante i concetti di spazio e tempo sembrano non essere mai esistiti. Coloro che hanno potuto vedere da vicino il compianto maestro Saito possono meglio comprendere ciò che sto dicendo e quindi razionalizzare meglio l’essenza stessa dell’Aikido.

D. A quanto pare è ricorrente il concetto di respirazione addominale. Secondo lei dunque rappresenta una chiave importante nella corretta lettura dell’Aikido ?

R. Si. Il Kokyu , ovvero il respiro, è elemento di vita ed è portatore di Ki, cioè di energia positiva. Quando si esegue una tecnica di Aikido bisogna adeguare le due fasi, inspirazione ed espirazione, in maniera corretta, altrimenti non si è in grado di percepire sino in fondo il messaggio del maestro Ueshiba. A miop parere molti eseguono le tecniche solo sotto un profilo fisico, senza comprendere, e credono che la reiterazione dei movimenti migliori la propria esecuzione e quindi la propria ” bravura “. Ninete di più sbagliato ! Essendo il metodo Aiki in ultima analisi un sistema di integrazione sociale che agisce attraverso la scoperta di se stessi , ovvero l’accettazione delle proprie debolezze, i cui comportamenti vanno decisamente corretti e rafforzati, è molto importante avvertire gli effetti della respirazione durante le fasi dinamiche.

D. Come è possibile comprendere se una persona respira addominalmente ? Esistono dei segni più o meno tangibili per capire se si respiraaddominalmente ?

R. Un sensei che respira ha una immediata percezione se altri fanno come lui. Alle volte in taluni il respiro è casuale, in altri fisico nel senso che non ne conoscono appieno i meccanismi per coltivarlo. In concreto viene avvertito anche da chi ne ha sentito solo parlare allorquando ci si allena assieme. E’ indubbio che solo un maestro capace è in grado di trasmettere ciò, tuttavia se dopo avere respirato addominalmente per alcuni minuti le mani ed i piedi iniziano a scaldarsi più delle altre parti del corpo è molto probabile che si è per la giusta via.

Pescara, 17 gennaio 2007.
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Esteriotà ed interiorità
Abbiamo chiesto al maestro Boilini cosa pensa di questi fenomeni sempre più diffusi nel sociale legati al solo culto dell’esteriorità. Il sensei si è dichiarato disponibile all’intervista, etichettando da subito questa realtà come ” mal costume “.

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D. A suo modo di osservare la vita il culto dell’esteriorità è da considerare un fenomeno allarmante ?

R. In senso lato sicuramente no. Devo tuttavia sottolineare che molti cavalcano l’evento e quindi si scoprono o si illudono di essere degli esteti nel senso positivo del termine. Amare il bello e quindi tutte le cose belle che ci circondano non è un atteggiamento negativo, purchè all’interno del contenitore ci sia in realtà un contenuto.

D. Cosa intende per contenitore e contenuto ?

R. Mi spiego molto semplicemente . Tutti noi grandi e piccini, acculturati e meno sappiamo associare immediatamente che all’interno di un barattolo con coloratissime etichette raffiguranti marmellata ci sia per davvero della marmellata. Nel caso in cui dovessimo trovare qualcos’altro rimarremmo sicuramente esterefatti e disgustati di ciò. Quindi ben venga coltivato l’aspetto estetico purchè sia quanto meno corrispondente alla forma ivi contenuta.

D. Questo fenomeno interessa marginalmente il mondo dello sport ed in particolare quello delle arti marziali ?

R. Purtroppo il fenomeno è sempre più associato con il mondo dello sport e da ultimo col settore delle arti marziali. Fortunatamente non si può parlare di equazione perfetta tra esteriorità e vile denaro, tuttavia spesso la ricerca del miglioramento esteriore è connessa in maniera indissolubile col denaro. Ciò comporta che a quelle poche persone in buona fede, spinte al miglioramento della bellezza senza secondo fini, si affianchino veri e propri ” fantini di onde ” il cui unico scopo è il denaro fine a se stesso. Questi soggetti sono così bravi a raccontare bugie al punto tale da scambiarle per verità e così la loro vita reale non è che una immensa bugia. Il problema di per sè non ha valenza sociale fino a quando queste persone non modifichino il tessuto sociale stesso, fuorviando gli individui meno accorti e più vulnerabili. In campo marziale la fioritura di sigle e la costituzione di pseudo federazioni rappresentano terreno fertile per questo fenomeno. Sotto un profilo squisitamente democratico la molteplicità e la diversità sono evidenti segni di civiltà superiore, tuttavia se all’interno del barattolo che reclamizza marmellata immettiamo frutta marcia sicuramente percorriamo passi da gigante in dietro sia a livello culturale che sociale !

D. Quindi se ho ben compreso il messaggio non bisogna fermarsi ad ammirare sigle ed oggetti, ma spingersi oltre ?

R. Sicuramente una sigla ( federazione o ente di promozione ) importante e un bel dojo ( palestra ) non sono da scartare a priori, pur tuttavia è ben più importante comprendere ciò che non si vede o che, in taluni casi, si vuole nascondere.

Pescara, 22 gennaio 2007.
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